È stato un grande anno per le serie Tv. Abbiamo assistito a molti esordi memorabili e a grandi conferme. La sfida creativa tra America e UK, sta alzando la qualità media di ogni produzione a livelli impensabili fino a un paio di lustri di fa: se poi contributi importanti arrivano anche da paesi impensabili (Islanda!), beh, non c’è che da sedersi e godersi lo spettacolo. Come per il listone ludico, anche questo sulle serie è stato diviso equamente fra alcuni dei nostri redattori che sono riusciti nel mezzo miracolo di non sovrapporsi. La panoramica sulle migliori serie tv 2016, quindi, è piuttosto completa, anche se qualche assenza potrebbe destare scalpore…
Flavio de Feo
Quarry (Stagione 1)
Sorpresona dell’anno: il Tom Hardy dei poveri (Logan Marshall-Green) protagonista di una storia tutta paranoia e paura vera. I creatori della serie, che sono gli stessi di Rectify, sono due ragazzotti parecchio in gamba che piano piano potrebbero diventare belli grossi nel genere drama. Gli servono giusto dei progetti più ruffiani e meno violenti.Non c’è molto da aggiungere, però voi volete sapere Quarry di cosa parla e io vi dico solo: 1972, soldato torna a casa dalla guerra del Vietnam e scopre che la moglie l’ha fatto cornutazzo. Spirale di violenza. Moralità incerta e tanta fragilità umana. Baffi e capelli alla Mick Jagger.
E’ piaciuto praticamente a tutti quelli a cui l’ho consigliato, ma non l’ho consigliato a nessuno cui piaccia Gilmore Girls. Fate un po’ voi.
Atlanta (stagione 1)
Che dire? Io mi sono divertito un casino. Mi diverto sempre. Se devo scegliere tra Donald Glover che vuole farmi sentire in colpa per il fatto che sono un maschio bianco trentenne e The Walking Dead che pensa di shockarmi perché Negan fracassa il cranio del cinese (boh, sparo a casaccio parlando di roba capita male dalle conversazioni dei miei amici. Ci ho preso?) scelgo Donald Glover – perché Donald Glover non se la mena. Donald Glover fa di tutto per farmi divertire e per farmi ragionare e per farmi pensare “Mannaggia a me che non sono nato con la pelle marrone. Sono un dannato razzista!” e praticamente ci riesce sempre.
Se scoprite adesso dell’esistenza di questa serie, mettete da parte gli zombie o i dragoni che fanno le cose zozze con Jon Snow e date una chance a Donald Glover.
South Park (Stagione 20)
Sapete com’è.
Sapete com’è.
Sapete com’è?
Sapete com’è.
Ma sì.
Lo sapete.
Goliath (Stagione 1)
L’ammetterò qui una volta per tutte: non sono mai stato un fan di Billy Bob Thornton, o comunque non mi è mai piaciuto abbastanza da aver voglia di guardarmi i suoi film o la sua fazza da rettile su Google Immagini. Però questo Goliath mi ha completamente fatto cambiare idea. Chiaramente ora ho negli occhi i promo di Babbo Bastardo 2 e sto già tornando a schifare Billy peggio di prima, ma sarebbe stupido non applaudirlo per roba onestissima e divertente come questa. Goliath punta sul fare Better Call Saul coi soldi di Amazon, tirando fuori un ritmo invidiabile e mettendoci pure quei tocchi di scorrettezza o menefreghismo morale che lo promuovono di diritto a prodotto sopra la media.
Stranger Things (Stagione 1)
Ed ecco la bomba, quello che tutti volevamo e che finalmente ci hanno dato: una serie fissata con gli anni ’80 fatta bene. Divertente, piena di idee, BELLA, a tratti adorabile, ma anche piena di inquietudine. Pienissima di inquietudine. E’ piaciuta a tutti, i vostri amici ve l’hanno consigliata e non credo ci sia bisogno di alcuna recensione, quindi niente, a posto così. Aspettiamo che esca la seconda stagione così possiamo di nuovo riempirci la bocca di parole anni ‘80 senza senso tipo: troppo togo, Goonies, AIDS e Pippo Franco.
Andrea Chirichelli
Trapped (Miniserie)
Dall’Islanda con furore, qui ne parlavo entusiasticamente e, per citare me stesso…”sostanzialmente priva di difetti, graziata da performance incredibili, uno script perfetto e valori produttivi di assoluta eccellenza, Trapped è senza alcun dubbio la migliore serie televisiva del 2016 ed il fatto che provenga da una cinematografia così lontana dimostra quanto universale possa essere, se sviluppato da persone di talento, il linguaggio del cinema e della televisione”. Ecco, appunto.
WestWorld (Stagione 1)
Nolan vuol dire qualità, anche se stavolta il protagonista non è il fratello regista ma quello sceneggiatore. WestWorld parte dal plot ideato da Micheal Crichton quarant’anni fa e lo trasforma in un opera pensosa e profonda, ricca di segni e significati. Il viaggio dei robot verso l’autocoscienza è un percorso doloroso e incerto, ma mai quello che porta l’umanità verso il baratro e la fine. Tra filosofia e tecnologia, con un ritmo sinusoidale, le regole della fantascienza su schermo, grande o piccolo che sia, vengono lentamente ma inesorabilmente riscritte. Per molti, ma non per tutti.
American Horror Story: Roanoke (Stagione 6)
Ovvero come ripensare e rilanciare alla grande una serie che dove alcune stagioni interessanti, stava iniziando a mostrare la corda. L’idea del reality nel reality è originale, l’horror e lo splatter sono presenti in dosi massicce e il cast storico, impreziosito da alcune new entry di livello (una su tutte quella dell’altrove ampiamente sbertucciato Cuba Gooding Jr.), funziona alla perfezione offrendo una prova corale di grande spessore. Peccato per il finale un po’ buttato via, ma anche quello è diventato il marchio di fabbrica della serie…
The Night Of (Miniserie)
Uno strepitoso noir/thriller con un John Turturro a dir poco straordinario. Un giallo serratissimo, con buoni e cattivi, vincitori e sconfitti, che si mischiano e confondono puntata dopo puntata. Ah, c’è anche il miglior gatto mai visto in tv, e già questo basterebbe a consigliarne la visione.
Black Mirror (Stagione 3)
La serie più attesa dell’anno non ha deluso. Qui a Players l’abbiamo trattata coi guanti e abbiamo coperto TUTTI gli episodi della terza stagione, ognuno con un redattore diverso:1,2,3,4,5,6. A Elisa Giudici la pesca è andata particolarmente bene, perché San Junipero è stato il miglior singolo episodio della stagione/serie/anno/sempre.
Claudio Magistrelli
Bob’s Burger (Stagione 6)
Sarà che il 2016 è stato un anno particolarmente di merda, sarà che le comedy hanno trovato poco spazio nelle scelte dei miei compagni di avventura qui sopra, ma per me questo è stato l’anno del rifugio nel comedy. E in giro non ce ne sono molte tanto rassicuranti quanto Bob’s Burger. Ok, di solito rassicurante non è il primo aggettivo che si associa a qualcuno che vuole far ridere. Eppure Bob’s Burger riesce nell’impresa ugualmente. Perché i suoi interpreti presi singolarmente sono decisamente strambi, ma la famiglia di Bob è piacevolmente normale nelle sue relazioni interpersonali. Anche se le situazioni quotidiane in cui si trova immersa ogni tanto sfociano nell’assurdo, come è lecito attendersi da una serie animata. La lezione è quella delle prime stagioni dei Simpsons e Bob nei suoi sforzi di tenere insieme una famiglia che convive tra il diner e le mura domestiche ricorda da vicino il primo Homer, quello che ha fatto innamorare sia noi che Marge.
Last Man on Earth (Stagione 3)
La serie ideata e interpretata in prima persona da Will Forte è abituata da sempre a non mantenere le promesse – e le premesse. Basti pensare che smentisce il titolo già sul finire del primo episodio. O che pur proponendosi formalmente come una comedy, ha regalato alcuni dei momenti più cinici, disillusi e dark del 2016. Fosse anche l’ultimo, c’è sempre un uomo di troppo sulla Terra. E non c’è nulla da ridere.
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