Final Fantasy 7 è stato un titolo fondamentale nella mia storia videoludica: il primo, immenso, Rpg nipponico che univa una storia appassionante a una grafica e una soundtrack fuori parametro. Personaggi iconici, memorie incancellabili, come quando dopo settimane riuscii ad “allevare” il Chocobo capace di camminare sull’acqua per raggiungere la location dove avrei trovato “l’arma definitiva” che mi avrebbe permesso di completare il gioco. Quando, anni e anni fa, venne presentato il teaser di Final Fantasy 7 Remake all’E3, in quella che divenne, anche per questo, un’edizione memorabile, stravinta da Sony, ammetto di aver avuto delle reazioni non dissimili da quelle mostrate dai vari youtuber che fanno gli scemi isterici e sovraeccitati davanti alla cam per guadagnarsi da vivere.

Passato l’entusiasmo iniziale, visto che il progetto è poi scomparso dai radar per parecchio tempo, ho iniziato a valutare le notizie che via via arrivavano con crescente disappunto: prima, quella più ferale, che sarebbe stato un gioco a episodi (ovviamente non sarebbe un problema se questi uscissero a cadenza regolare, ma Square sarebbe capacissima di diluirne l’uscita fino a Playstation 6 o 7), poi che sarebbe stato stravolto il gameplay (e non capisco ancora perchè i turni vengano così disprezzati dai game designer oggigiorno), infine che l’intero gioco sarebbe stato ambientato a Midgar: niente Gold Saucer, niente Costa del Sol, niente Corel Valley etc.etc. Giustappunto mi chiedevo: ma se la sezione giocata a Midgar nel titolo originale durava all’incirca 5-7 ore sulle oltre 50-60 necessarie a finire il gioco, come faranno, con questo remake, visto che l’unica ambientazione è proprio Midgar (e ne dura 30 scarse)?
Ecco, da un paio di giorni ho avuto la risposta.

Semplicemente, Square ha allungato a dismisura molti degli eventi che, nell’originale, duravano una manciata di minuti. Alcune sequenze (Cloud e Aerith appena usciti dalla chiesa, tutto il segmento ambientato a Mercato Murato, quello relativo alla Piattaforma 7 e ne conto almeno un’altra mezza dozzina) sono infarcite da filler, dialoghi, microeventi che se da un lato permettono un certo approfondimento psicologico dei personaggi (peraltro spesso superfluo, visto che trattasi di storia e vicende già “vissute”, almeno per i fan di vecchia data), dall’altra rappresentano uno dei casi di ridondanza narrativa più clamorosi degli ultimi anni. Durante le prime cinque ore di gioco, credo che di “effettivamente giocate” ce ne siano un po’ più della metà. Peraltro, anche alcuni capitoli “giocati” sono davvero da tagliarsi le vene per quanto son lunghi e ripetitivi (il sesto e settimo mi hanno letteralmente ammazzato, per non parlare di quello “dei treni”) ed estenuanti. Certo, la storia è sempre interessante (ovviamente non spoilero i notevoli scostamenti rispetto all’originale che sono stati pensati per questo remake, ovviamente funzionali a creare un percorso narrativo “alternativo” rispetto al titolo del 1997, tant’è che il termine remake è persin fuorviante da questo punto di vista), ma, perdonate l’espressione, Final Fantasy 7 – Remake quanto a ritmo e dinamismo è spesso un coito interrotto, più che un’esperienza completa e appagante. Ecco anche spiegato il peso da 100 giga, tra sequenze, filmati e intermezzi: alcune scene superano in bellezza il più quotato degli action hollywoodiani, ma molte altre volte c’è il forte desiderio di skipparle senza pietà.

Capitolo gameplay: anche qui, secondo me, non ci siamo. Davvero non capisco il senso di eliminare i turni, che da sempre inspessiscono il valore strategico di qualsiasi produzione, per puntare su questo mix tra action e strategic rpg (che troverà sicuramente i suoi estimatori, ma che al sottoscritto è sembrato solo caotico e confusionario) che mi ha ricordato tanto i vari Tales Of (che paradossalmente però funzionano meglio, visto che il loro è un meccanismo oliato da anni). Sembra che Square non abbia ben chiare le idee sulla direzione da far intraprendere alla sua opera, cercando di accontentare un po’ tutti. A questo punto avrebbe avuto più senso trasformare Midgar in un openworld alla The Witcher, ACOrigin o ACOdyssey o magari dal perimetro più circoscritto e permetterne la completa esplorazione. Invece cosa mi ritrovo? Le solite quattro casse da aprire, premi il tasto per salire o scendere la scala (che ovviamente si attiva solo se sei esattamente posizionato là dove i programmatori hanno deciso che tu debba essere), i personaggi che si fermano di fronte ad un oggetto che non gli arriva nemmeno al ginocchio manco fosse un ostacolo invalicabile, la solita interazione zero con gli Npc, nessuna strada alternativa per raggiungere da A il punto B e la farsa delle quest alternative  (poche e poco interessanti, a ben vedere) che che scompaiono per sempre se non le fai prima di un dato momento. Ci sono RPG giapponesi che negli ultimi anni hanno inserito moltissime features interessanti per ravvivare  e rinnovare il proprio gameplay, basti pensare all’evoluzione dei Persona o a quel capolavoro misconosciuto che è Ni No Kuni 2, dove ci sono sia una corposa sezione gestionale (perfettamente intrecciata con le side quest), che una validissima sezione strategica dedicata alle battaglie OLTRE al gameplay classico.

Cosa restano quindi? Grafica e sonoro, come da vecchia pagella di ZZap! La prima è strepitosa (e tanti complimenti al nostro Roberto Ferrari, che ha creato un chara notevolissimo), chiaro, ma se esci su PS4 nel 2020, lo dai per scontato, specie se il gioco è in lavorazione da cinque anni. Ottima è anche la Ost, ma lo è anche perchè quella originale è una delle migliori di sempre, in ambito videoludico. Certo, vedere alcune sequenze storiche, come la chiacchierata “della promessa” tra Tifa e Cloud, l’incontro di quest’ultimo con Aerith e tante altre nello splendore garantito dalla potenza computazionale dei sistemi dell’attuale generazione invece che ricordarle con quattro poligoni in croce su uno sfondo in bassa risoluzione, è una gioia per gli occhi, ma personalmente esco da questo Final Fantasy 7 – Remake con un certo senso di insoddisfazione.

Chiaro, giusto per restare nella categoria “giochi che la critica ha definito capolavori a prescindere prima di giocarci” non è un titolo grottesco come Death Stranding (sul quale il tempo ci ha dato ampiamente ragione, tra l’altro), ma questo Final Fantasy 7 – Remake sembra proprio un titolo privo di una direzione precisa, almeno sul fronte del gameplay. Può essere, certamente, il primo piano di un imponente palazzo, da costruire negli anni a venire, ma, a questo proposito, voi vi fidate di Square? Io poco.

Edit: visto che in molti lo chiedono, ho completato il gioco (incluse tutte le poche subquest) in poco meno di 30 ore.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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