Un dettaglio della tartaruga ninja ripresa di spalle sulla cove de L'Ultimo Ronin.

La copertina de L'ultimo Ronin che raffigura di spallem la sola tartarugha ninja rimasta in vita; sulle sue spalle compaiono tutte le armi del quartetto.

Il ricordo che abbiamo un po’ tutti delle Teenage Mutant Ninja Turtle, o più probabilmente delle “tartarughe ninja” per come venivano chiamate dalle nostre parti, è quello del cartone animato andato in onda nel primo pomeriggio su Italia1 qualche decina di anni fa. Quella versione scanzonata e dedita al trangugio di pizza tuttavia è solo una delle diverse incarnazioni delle quattro tartarughe mutanti, nate sul finire degli ’80 dalla fantasia di Kevin Eastman and Peter Laird in quel florido sottobosco che era il fumetto indie a stelle strisce di quel periodo. In questo senso, L’Ultimo Ronin funziona perfettamente sia come ultima storia delle tartarughe originali, quelle dei fumetti decisamente più dark come temi e storie, ma anche paradossalmente come punto di ingresso per il nuovo lettore. 

Abbozzata tre decenni fa, nel 1987 per la precisione, e rimasta nel cassetto di Eastman, L’Ultimo Ronin racconta l’avventura conclusiva del quartetto di ninja mutanti, anzi, a dire il vero, della sola tartaruga ninja sopravvissuta e determinata a vendicare la morte dei suoi tre fratelli e di loro padre Splinter. Come cantava Guccini, tuttavia, bisogna saper scegliere il tempo, non arrivarci per contrarietà: così L’Ultimo Ronin è rimasta nel limbo delle idee fino a inizio 2020 quando Eastman ha cavalcato l’onda del successo nella nuova serie pubblicata da IDW per assemblare un ottimo team creativo e ottenere la benedizione dell’altro co-creatore, Peter Laid, per l’avvio dei lavori.

La New York de L’Ultimo Ronin è profondamente debitrice nei confronti degli anni ’80 in cui è stata concepita, dei lavori di Frank Miller pubblicati in quel periodo (su tutti Ronin, il ciclo sui Devil e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro), ma anche di tanta fantascienza cinematografica pop di quell’epoca. Cinta da mura e controllata in ogni anfratto dai soldati e dai robot del Clan del Piede, la Grande Mela è in mano a Oroku Hiroto, nipote di Shredder e responsabile della morte delle altre tre tartarughe e del loro maestro. 

La sceneggiatura poggia furbescamente sulla crescente curiosità del lettore che si ritrova catapultato in uno scenario in cui i suoi punti fermi sono stati sgretolati e le domande aleggiano come rivoli di fumo nell’aria. Le risposte arrivano ben dosate nel corso dei cinque capitoli che compongono l’opera, portando ovviamente con sé nuove domande e altrettanta brama di scoprire. I pezzi vanno al loro posto lentamente, ricostruendo l’inganno attraverso cui le tartarughe sono state divise e sconfitte, riportando in scena vecchie conoscenze e introducendo facce nuove. Quelle che non mancano quasi mai sono le facce delle altre tre tartarughe, presenti sotto forma di costante allucinazione che accompagnano la missione di vendetta del solo fratello sopravvissuto: un espediente forse non originalissimo, ma di sicuro efficace tanto nel mantenere in scena il quartetto quanto nell’alimentare i dubbi sull’identità del protagonista. 

Attraverso questa costruzione sincopata, in cui la risalita metaforica e letterale dell’ultima tartaruga verso la torre da cui Oroku domina la città si alterna con flashback del passato eliso che raccontano i pezzi del puzzle mancanti, il nutrito team di autori mette in scena una storia che riesce a riunire le atmosfere della serie originale pubblicata da Mirage con quella moderna, fondendo insieme una discreta varietà di stili grafici che risultano tuttavia ben amalgamati nel complesso, grazie anche a un accorto uso del colore. 

Accompagnato ai testi da Tom Waltz (mentre Laird, sceneggiatore originale, seppur accreditato si è limitato ad approvare il draft finale), Eastman si concede anche qualche escursione alla tavola da disegno in un flashback particolarmente drammatico col suo stile ancora più graffiante in bianco e nero. Il resto del volume è illustrato da Esau & Isaac Escorza e Ben Bishop in uno stile più moderno e mainstream, di sicuro caratterizzato da una minore personalità, ma solido e coeso (merito anche dei colori di Luis Antonio Delgado), efficace nelle numerose scene d’azione e graffiato da diversi omaggi stilistici, su tutti quelli doverosi a Frank Miller.

Negli USA è stato un successo istantaneo, merito anche del mistero intorno all’identità del protagonista ben giostrato e quell’atmosfera da storia definitiva supportata dalla comparsa in una forma o in un’altra di quasi tutti i personaggi più importanti della saga. In Italia è andato esaurito durante l’estate ed è in attesa di imminente ristampa da parte di Panini. 

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  1. Fortezza Volante
  2. Glitch
  3. Camelot 3000
  4. Qui, solo qui
  5. Il senso della fine
  6. L’affare del Danso e altri cunti
  7. Eternity vol. 3


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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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