[…] stando con Mabel ho imparato che diventiamo più umani quando scopriamo, anche per mezzo dell’immaginazione, che cosa significa non esserlo.

Man mano che mi addentravo in quello è che per lettori e critica è stato il libro di non fiction del 2015 (cfr. Samuel Johnson Prize, Costa Book of the Year) sentivo crescere in me un senso di muta disperazione. Stavo inevitabilmente per concludere le pagine di Io e Mabel, per esaurire uno sforzo irripetibile della sua autrice, Helen MacDonald, capace di infondere nel memoir tutta la sua vita di precoce osservatrice, studiosa inglese, storica di Cambridge, figlia amatissima, natura solitaria, lettrice acuta, esploratrice dei paesaggi della vecchia Inghilterra e amante degli uccelli da preda. Una vita intensa colta nel suo punto di rottura, quando nel 2007 un infarto uccide l’amato padre fotografo, aprendo uno squarcio nel cielo di Helen. Una ferita che prima nei sogni, poi nella realtà di una donna estremamente indipendente e solitaria, si popolerà di uccelli rapaci, antica passione e autentica ossessione coltivata tra libri e amici falconieri anche negli anni dell’insegnamento a Cambridge.

Mabel

Tramortita dal lutto di cui distingue a malapena i confini senza intuirne la portata, Helen si lascia guidare dalle letture d’infanzia di naturalisti e falconieri inglesi, immersi nei paesaggi di gessi e rovi alla ricerca di una comunione naturale e un ristoro dal dolore. In mezzo a questi manuali di gentiluomini maestri di falconeria e conoscitori dell’ordine naturale, Helen subisce il fascino misterioso del controverso T.H. White, il più grande scrittore moderno del ciclo arturiano, figura letteraria inglese novecentesca mitica, tragicamente ignorata nel nostro Paese. Ad affascinarla non è la sua opera più celebre, l’arturiano Re in eterno, bensì il meno conosciuto The Goshawk, la sofferta relazione tra lo scrittore aspirante astoriere e il suo rapace, un tentativo di condizionamento crudelmente inadeguato che porterà lo scrittore sull’orlo della follia.

Helen lascia il lavoro e allontana con decisione la sua cerchia umana, concentrata su un unico obiettivo: condizionare (ovvero addestrare) Mabel, la sua giovane astore. Lo strato superiore di H is for Hawk è quindi una sorta di moderno manuale di falconeria che inizia con l’incontro fortuito tra le due e prosegue con Helen che, memore delle sofferenze inferte da White al suo Gos, dedica tutta se stessa alla crescita di Mabel. Nel cercare di far entrare l’ottica umana nella visione rapace di Mabel, splendida e innocente macchina di caccia e morte, Helen lascia scivolare da sé la propria natura umana, distaccandosi dal dolore. Mentre percorre i campi di Cambridge e fa volare Mabel, Helen MacDonald finisce per abbracciare una natura ferina, inumana, in un rapporto simbiotico con l’animale, che arriva persino per modificarne la visione della campagna inglese.

mabel e helen

L’esperienza astoriera si confonde con l’autobiografia del momento più buio di Helen, il cui sordo dolore rivive splendidamente nella tenerezza del suo rapporto con Mabel, che da iniziale elemento di fuga dalla civiltà diviene la chiave per risolvere la vita di Helen, segnata fin dall’infanzia da un acuto spirito di osservazione e da un forte legame col padre. L’epifania della scrittrice si svolge alla commemorazione, quando comprende finalmente l’errore indotto da quelle letture d’infanzia; quelle esplorazioni bucoliche l’hanno indotta a credere che nel distacco dalla sua umanità ci potesse essere redenzione da dolore e nel rapporto con l’eterno presente in cui vive l’astore che caccia e scruta il cielo un modo per riparare agli errori di White, di ripescare da quello squarcio il padre perso per sempre.
L’attenta osservazione della natura e di quanti prima di lei vi si sono immersi in fuga dall’umanità la porta a un’epifania letteraria ancora più potente, che smantella le immagini paesaggistiche romantiche e patriottiche di una vecchia Inghilterra. Un paesaggio naturale che soffoca nell’inquinamento, ma anche in una costruzione umana che tenta di piegare a un significato semplificato e perentorio ciò che umano non è, di trasfigurare un gruppo di daini in una visione rassicurante e nostalgica di una nazione imperialista, razzista e fisicamente divisa in classi e riserve di caccia. Da quello squarcio che le si è aperto dentro Helen riesce a vedere sotto il velo dei secoli la pericolosità di assunti che la letteratura paesaggistica inglese ha pennellato sulle colline e sulle pietre del proprio Paese.

Assenze. Perdite. […] ti rendi conto di dover crescere proprio intorno e tra quei vuoti, anche se quando tendi la mano verso il punto in cui una volta c’era qualcosa percepisci l’ottusità contratta e splendente dello spazio in cui abitano i ricordi.

Io e Mabel è un memoir ipertrofico, che percorre in picchiata le memorie di Helen e la sua passione per la falconeria fino a lambire i territori della critica e biografia letteraria. La bambina che osservava per ore gli uccelli acquattata nelle siepi si trasforma in una scrittrice acutissima nel catturare in sé e nei grandi della letteratura bucolica i nervi della malinconia, le radici della tristezza, il germe del dolore, rintracciando le cause scatenanti un intero approccio romantico e disperato alla natura. L’elemento curioso, la falconeria, da cardine della sua vita diventa asse portante del libro, perché attraverso gli occhi appassionati dell’autrice assume forme stupefacenti, quasi mistiche.

Helen Macdonald

Infine Io e Mabel si rivela splendidamente scritto (e ottimamente documentato) anche sul versante che mi ha fatto scoprire questo volume: è una splendida, dolorosissima biografia di T. H. White, l’ombra letteraria che percorre l’intero romanzo. Mi rammarico enormemente di non aver potuto rileggere un’ultima volta The Once and Future King godendomi ignara la magia di Merlino e l’avventura di Artù. Adesso coglierei soprattutto la tristezza infinita della vita del suo tormentatissimo autore.
Mi dolgo quindi, perché è probabile che Io e Mabel sia un’esperienza irripetibile: all’autrice servirebbe una vita intera per raccogliere e vivere di nuovo il materiale per scrivere un libro tanto denso di natura, vita, morte e letteratura. Difficilmente potrà farlo in questa.

Come White, anch’io volevo tagliare con il mondo e anch’io desideravo ritornare alla natura primitiva e inviolata, desiderio che può strapparti di dosso ogni morbidezza e farti naufragare in un mondo di disperazione, cortese e selvaggia.”



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, , , ,
Similar Posts
Latest Posts from Players